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Le arti belle in Toscana da mezzo secolo XVIII ai dì nostri

254845
Saltini, Guglielmo Enrico 49 occorrenze
  • 1862
  • Le Monnier
  • Firenze
  • critica d'arte
  • UNIFI
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Le arti belle in Toscana da mezzo secolo XVIII ai dì nostri

dei fatti, sarebbe stato appianare la via in molte parti; laonde a ciò s’intese in quest’ultimi trent’anni, e con molto ardore, dagl’Italiani e dai

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per assai tempo esercitandosi. Datosi con molto amore allo studio dei monumenti greci e romani, ne trasse gusto squisito, pratica delle buone regole, e

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Non pertanto mentre fiorivano in Toscana gli architetti fin qui ricordati, altri ancora studiavansi esercitare l’arte loro con amore e con gusto

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studi, operò quasi sempre con assai correzione ed eleganza, e n’ebbe onore in Italia e fuori, singolarmente appresso i Francesi che lo vollero membro

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buono stile ed elegante. — FRANCESCO LEONI fiorentino (n. 2 aprile 4795, m. 28 ottobre 4850) studiò con assai profitto architettura nell’Accademia di

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riedificata con suo disegno (1818-32), l’atrio maestoso che serve d'ingresso al Collegio Tolomei in Siena (1818), la chiesa e la canonica di Fogliano

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GIOVANNI LAZZARINI da Lucca (n. 1769, m. 1834) esercitò con lode l’architettura. Le molte chiese da lui edificate nel contado lucchese; vari ponti

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ALESSANDRO GHERARDESCA pisano (n. 11 marzo 1779, m. 11 gennaio 1852) coltivò con grande amore le arti belle, alle quali era andato educandosi

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, pel solito vezzo di chi, stimando reggere con senno, gratificava la gente di fuori screditando il paese.

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a spirale con assai vaghezza ed accorgimento; la Tribuna di Galileo eretta nel 1840 al Museo di Fisica e Storia Naturale, e il palazzo della prima

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da certe norme convenzionali, divenute oracoli per gli artisti; e guai a chi pensasse, per mo’ d’esempio, modellare un panno con gusto, senza avere

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perfezionarsi per munificenza del principe toscano. Tornato in patria con bella fama di abilità, e fatto professore dell’Accademia, si dette più che alle

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sue opere fatti dallo stesso Canova tanto parco encomiatore. Se la fortuna avesse fatto gareggiare il Ricci con altri artisti di pari valore, forse

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pozione con tenerezza materna. In fine le figure della Natura che si disvela all'Arte, e della Musa dei festini, concorrono a compire il concetto

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figliuolina. Lo scultore la modellò dormente soavissimo sonno, e il fratellino superstite le pose accanto con un ginocchio piegato a terra, le mani

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incompiuto un Giotto fanciullo che disegna la pecora, opera anch’essa modellata con grazia e non comune sapere. — PIETRO FRECCIA di Castel Nuovo di

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raccoglie le facoltà dell’intelletto, nella mano sinistra tiene la sfera, con la destra indica la sua teoria, e dalla espressione vivissima della testa

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certamente sfuggite le numerose preparazioni anatomiche, e le piante eseguite in cera con mirabile verità. Questi lavori si fecero per volontà di

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questo suo bellissimo metodo, il Papi gettò anche in bronzo piante, fiori e animali formati sul vero, la superfice dei quali non può alterarsi con

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tramandare con le opere ai figliuoli. Chè se questo rimprovero va senza restrizione di sorta ad ogni parte della penisola, molto più grave convien farlo a

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di rilievo assai bene. Datosi con molto amore allo studio dell’anatomia, tanto necessario a chi voglia andare innanzi nell’arte, si dette a modellare

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studio della zootomia e della filologia fu sua cura principale. E di questi lavori è ricco il nostro Museo, ma anch’essi si vorrebbero indicati con

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prima ad aiutare il maestro, fu poi anch’esso modellatore del R. Museo, e lungamente si adoperò con lui in quelle celebri preparazioni di anatomia umana e

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Ma prima di lasciare la scultura e le arti che hanno con essa una più stretta attinenza, non vogliamo passare sotto silenzio quelle dell’intaglio in

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un certo trovato del dipingere con sughi d’erbe sopra panni bianchi a guisa d’arazzo. — Migliore assai fu TOMMASO GHERARDINI (n. 1715, m. 1797

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, fregi, soffitte, facciate, insomma ciò che dicono in arte far quadrature. Dipinse pure a olio con gusto, più specialmente frutta e fiori, e si attentò

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non con troppa diligenza.

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, si attese con più amore e accuratezza al soggetto. Certo non vuolsi tacere che la troppa smania dell’imitare le sculture greche, piuttosto che la

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carta con arditezza michelangiolesca i suoi più grandiosi concetti, con la stessa e maggiore facilità che altri possa fare con la matita. E tanta era

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principii dell’arte, giovinetto ancora concorse ai temi proposti dall’Accademia milanese, e due volte ottenne il premio; la prima (1805) con un gran

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alla grande Inghilterra, che ne ha ospitato alcuni saggi nel palazzo della Esposizione Internazionale di Londra, insieme con quelli delle altre

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gli errori, ci faremo lecito domandarle, con gli occhi fìssi sopra le opere odierne, se il Bezzuoli erede del Benvenuti e del Sabatelli, facesse

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(1813), ove fu a compire gli studj, dipinse di grandezza naturale Francesca da Rimini con Paolo, quando vengono sorpresi da Lanciotto, e poi gli

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, specialmente nel rappresentare interni e prospettive con buon disegno, grande verità e bellissimi effetti di luce. Colori molti quadri di cosiffatto

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prima fanciullezza fece manifesta la mente nell’immaginare feconda, e la mano prontissima a delineare sulle carte, con fieri e parlanti segni le sue

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marzo 1776), contemporaneo del Benvenuti e di Luigi Sabatelli, attese all’arte con assai amore, ma seguitò gli esempi delle vecchie scuole piuttosto che

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la facciata della chiesa di San Marco fatta nel 1777. Il primo è una poco lodevole imitazione di quello costantiniano di Roma, con l’aggiunta di goffi

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progressi. E se fino allora, con poche eccezioni, tutte le opere si riducevano ad ornati e fiorami di specie diversa, da indi innanzi si pose mano a

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istorie artistiche non ignorano affatto, ebbe più vera e propria vita ai tempi del granduca Cosimo I de’ Medici, che con forte dispendio fondò un ricco

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metallica, nè celano abbastanza la immensa fatica dell’artefice; pure lavorò moltissimo, e sempre con amore. Una delle cose sue principali è la

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, perchè seppe intagliare i suoi molteplici rami con perizia dell’arte e mirabile delicatezza. Fatti in patria gli studj del disegno, passò a Venezia sotto

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vuolsi, ma più infelice. Dato saggio della sua abilità nell’intagliare in rame, con alcuni pensieri che fece per una raccolta pubblicata dal pittore Anton

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(1803); e questa con bell’esempio di non più veduta celerità, avendone al tempo istesso inciso il ritratto all’acqua forte sul rame, e tirate alcune copie

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’altar maggiore ivi costruito cinque anni appresso, e infine il nostro teatro Goldoni da lui con belle proporzioni eretto nel 1817, là dove prima sorgeva

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circa il 1770, m. a Firenze nel 1816?) che intagliò con somma diligenza la Cena e l’Aurora incise dal suo maestro, ma in dimensione minore circa di un

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una delle cose della prima maniera di Raffaello, Jesi si pose a disegnarlo con amore grandissimo; e in breve compiuta l’opera, che riusciva stupenda

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modo con rara abilità. Preparavasi ad illustrare la basilica di San Miniato al Monte, quando la morte lo rapì immaturamente mentre dava di sè tanto

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Nè tra gli artisti che in Toscana hanno atteso all'intaglio sul rame con amore, è da passarsi inosservato GIROLAMO SCOTTO, scolaro del Longhi, che

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Terme Leopoldine, locale grandioso con portico a colonne di travertino, stanze pei bagni riscaldati, e docce, e sale di consultazione pei Medici; il

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